Riflessione (dopo la serata dedicata ad Ustica) di Paolo Lucchesi

RIFLESSIONE
(dopo la serata dedicata ad Ustica)

Ovunque, in ogni Stato, il quotidiano avvicendarsi dei vari accadimenti, alcuni
dei quali sono così caratterizzanti da arricchirne l'identità, delinea comunque il
profilo culturale, sociale, economico e politico del momento storico di una
nazione.
Ebbene da noi questa trama vitale negli ultimi decenni è intrisa di sangue.
Come italiani siamo davanti ad una amara certezza: dalla seconda metà del '900
nessun Paese come l'Italia ha registrato tanti episodi di violenza. La grave
affermazione non si riferisce al piano numerico, intende invece evidenziare una
distintiva peculiarità: la differenziazione per natura degli innumerevoli episodi.
Abbiamo infatti:
• conosciuto come pochi il terrorismo nero, non solo nella forma di violenza
quotidiana, ma soprattutto nell'aver per un lungo periodo fatto ricorso allo
stragismo, lucidamente programmato con finalità politiche;
• dovuto per due decenni fare i conti col terrorismo rosso che ha colpito per
lo più figure simbolo, per ruolo e funzione, della società o delle istituzioni,
fino al salto di qualità costituito dal rapimento di Aldo Moro col massacro
della sua scorta;
• perfino subìto una strage nei nostri cieli, quale concreto, drammatco
episodio di guerra area non dichiarata (Ustica);
• convissuto - e conviviamo in quanto tutt'ora controlla interi territori e
permea una parte della economia.- con Mafia, Ndrangheta e Camorra cioè
con una criminalità organizzata che non solo ha puntualmente ucciso molti
servitori dello Stato (sarebbe più corretto chiamarli credenti nello Stato),
che in solitudine la combattevano, ma che è giunta addirittura a
programmare alcune stragi, come ritorsione alle mancate assicurazioni
fornite da personaggi e istituzioni pubbliche.
Si tratta di una elencazione agghiacciante, che per lo Stato e la comunità
nazionale assume un connotato imbarazzante perchè chiama in causa tutti, per il
passato e per il presente, sia pure in modo diverso secondo ruoli e responsabilità.
Il lunghissimo elenco di coloro che hanno pagato di persona - le singole vittime e
quelle collettive, quelle casualmente cadute e quelle uccise intenzionalmente
perchè si erano esposte e avevano lottato contro prassi di illegalità e di barbaria -
rappresenta l'inaccettabile prezzo che segna a fuoco, nel bene e nel male,
drammaticamente la nostra collettività.

Non possono più sussistere dubbi che la differenziazione dei vari eventi riguarda
la loro differente natura, la diversità degli esecutori e anche le singole
motivazioni specifiche. Ma non si riferisce alla finalità di fondo, a l'humus che li
ha ispirati e spesso progettati e protetti: impedire - obiettivo in gran parte riuscito
- la costruzione di una società ancorata al dettato della nostra Carta
Costituzionale, cioè strutturalmente e intrinsecamente libera, equa, solidale in
altre parole realmente democratica.
Senza sfogliare adesso il grande libro delle finalità politiche, specifiche e
generali, illuminanti sul perchè si è deciso questo ripetuto ricorso alla violenza -
approdo raggiunto da molti analisti politici e inoltre presente e dettagliato in
molte conclusioni processuali definitive - adesso mi piace porre all'attenzione
alcuni aspetti particolari di questa trama di sangue. Sono aspetti che suggeriscono
una vision più profonda e più ampia perchè nella differenza degli eventi, si
svincolano, fuoriescono con prepotenza somiglianze precise, anzi collegamenti,
logiche, finalità. Una
filigrana, un vero filo rosso che li unice e li accomuna, che non deve essere nè
cancellato, né annebbiato nel dimenticatoio:
• Nella drammatica disseminazione colpisce una constatazione: su nessun
evento si è fatta piena luce. Un vulnus
inaccettabile che permane malgrado il lavoro straordinario di alcuni
magistrati, gli unici soggetti istituzionali impegnati nella ricerca della verità
e nonostante la ferma determinazione messa in campo da gruppi di familiari
delle vittime e di semplici cittadini che si sono opposti, a volte per decenni,
al silenzio e alla falsità delle versioni ufficiali e dei dossier costruiti ex post
sulla falsità.
Silenzi e vuoti molto rumorosi perchè resi possibili soltanto con la
compromissione delle istituzioni e del mondo politico e col comodo, diffuso
atteggiamento di rassegnazione.
• Non siamo di fronte ad un magma putrescente indeterminato e
generico.
In ogni evento quasi sempre è venuto alla luce il coinvolgimento di pezzi
dello Stato, non solo di singoli squallidi personaggi corrotti o mossi da
motivazioni criminali, ma pure di personalità politiche o istituzionali e
addirittura di corpi specializzati che a volte, con inammissibile subalternità
a interessi internazionali di altri Paesi, hanno operato in totale contrasto con
la funzione di organi per la sicurezza e la difesa delle istituzioni
repubblicane. Non si tratta solo della costante
opera di depistaggio compresa la falsificazione di documenti e
testimonianze, vi sono purtroppo molti esempi di intervento diretto nella
predisposizione e nell'attuazione di gravissimi progetti
criminosi. Non solo

nessuno è stato inquisito e poi condannato per il reato di alto tradimento,
perchè di questo si tratta, ma nessuno neppure ha risposto in forza della
responsabilità del suo ruolo; anzi molti sono stati addirittura premiati.
• La distinzione tra i pezzi dello Stato coinvolti e lo Stato stesso, le sue
Istituzioni e le sue figure rappresentative, da tutti proclamata come diritto
democratico, sarebbe corretta, ma in questa sconcertante trama è di comodo,
formale non certo sostanziale.
Ogni anno ci vengono solennemente propinati anniversari corredati da
stucchevoli discorsi commemorativi, sfacciatamente esortativi verso un
indistinto “tutti noi” come se tutti fossimo ugualmente
responsabili.
Bisogna avere il coraggio di denunciare questa ripetuta messinscena che
vede protagonisti i massimi vertici istituzionali, i vari Presidenti del
Consiglio e Presidenti della Repubblica.
Che cosa hanno fatto queste figure per aprire i vari armadi della vergogna,
per desecretare documenti e prove che esistono in alcuni archivi, per
sostenere norme che escludano a vita da funzioni pubbliche i responsabili,
per denunciare l'intervento esterno di altre nazioni e per fissarne limiti
tassativi alle loro incostituzionali
ingerenze? Ecco le
vere fake news, le più gravi, distorcenti e diseducative..
A fronte di queste riflessioni la domanda sul “che fare?” è inevitabile. Coloro che
in questi anni si sono impegnati continueranno la loro lotta per giungere a fare
piena luce. In più
possono dedicarsi a dare vita ad un collegamento strutturato fra di loro, a
costruire una rete di resistenti e di contro-informazione rispetto alla
disinformazione ufficiale, quella istituzionle e quella parallela e servile dei mass
media.
In un Paese con adulti che dimenticano con facilità perchè è comodo e
deresposabilizzante e con giovani generazioni tenute all'oscuro o a cui è stata
offerta una lettura di regime del tutto distorcente, coloro che si sono impegnati
contro il vuoto della dimenticanza tenendo viva la memoria, costoro oltre a
continuare questa preziosa missione devono fare un salto di qualità contrastando i
costanti tentativi di revisionismo storico di chi non vuole la
verità. Devono cioè
concepire il ricordo non come ricorrenza passiva ma invece riproponendo,
altrettanto costantemente, la descrizione dell'evento, la storia giudiziaria, le
complicità collegate, inoltre devono saper leggere esplicitandola la illiminante
filigrana antidemocratica.

Firenze 29 giugno 2022
Festa di S. Pietro e Paolo

Paolo Lucchesi


Questo il video della serata di Ustica:
https://www.youtube.com/watch?v=Wnk6FI1Gcrc